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Il muro misterioso

Aggiornamento: 10 mar 2018

di Clara M. , Alice P. , Martina P. , Lorris S.


Svolto l’angolo, ed eccola là, la solita casa cupa e isolata, con le persiane verdi sempre chiuse e le grida di un uomo e una donna in litigio.

Percorro questa strada molte volte al giorno, quando sono di ritorno verso casa.

Frequento il terzo anno del liceo, in classe tutti mi chiamano Mary, anche se a me questo soprannome ricorda la Marijuana. Sono una ragazza solare e altruista e amo aiutare le persone quando sono in difficoltà, per questo molte volte mi soffermo ad immaginare cosa accade all’interno di quelle mura. Ma queste mura per lei saranno una protezione o un luogo di disagio? Spero di scoprirlo presto perché inizio ad insospettirmi sempre di più.

È un sabato sera qualunque, quando, uscendo di casa con le mie amiche, per l’ennesima volta passo lì davanti. Anche questa volta sento la ragazza piangere e poco dopo vedo un uomo uscire.

Quest’uomo è molto teso e nervoso e sbatte la porta violentemente dietro di lui. Ha circa trent’anni e solo all’apparenza incute terrore per le sue massicce spalle e la sua notevole altezza. Ha un’andatura rapida e maligna come se sia consapevole di aver commesso un errore.

Si gira di colpo e urla in direzione della porta “Vaffanculo Laura!”

Con la stessa rapidità sale in macchina e sfreccia a valle.

Sentendo il pianto di una donna, dico alle mie amiche di proseguire da sole e che le raggiungerò più tardi.

Mi dirigo verso il citofono, ma, prima di suonare, penso se sia veramente il caso di intervenire. Mi faccio coraggio e suono. Tremolante e spaventata, la ragazza si affaccia alla finestra ma non mi apre.

Aspetto ancora un attimo e decido di allontanarmi. Camminando, sento una porta aprirsi e, voltandomi, vedo una donna in lacrime. Mi fissa. Pian piano mi avvicino per cercare di consolarla ma lei scoppia a piangere nuovamente.

L’abbraccio per darle conforto e lei mi invita in casa: è buia e fredda, suscita molta tristezza, sembra quasi che non ci abiti anima viva.

Con la poca luce che filtra dalle persiane chiuse, si possono vedere i tristi colori dei muri freddi e umidi. I pochi mobili presenti sono ricoperti da un manto di polvere. Immagino sia troppo presa dai sentimenti di sconforto per riuscire a pulire la casa.

Mi fa sedere sul divano e decido di porle la domanda che mi tormenta da mesi. “Perché è rinchiusa in queste a mura a piangere?”.

Subito non ricevo risposta ma, dopo un minuto di silenzio, inizia, tremolante, a raccontarmi.

Laura e il suo fidanzato, Chris, si sono conosciuti alle medie, ma hanno cominciato a frequentarsi solo alle superiori. Ai genitori di Laura non piaceva Chris e lo reputavano un cattivo ragazzo. A Laura non importava, lo amava troppo e per lui avrebbe fatto qualunque cosa. Sapendo ciò, Chris obbligò Laura a rompere ogni rapporto con i genitori e a convivere con lui. La relazione fra i due, con il passare del tempo, cominciò a degenerare. Cominciarono a litigare, anche sulle cose più insignificanti. E, come se non bastasse, quando la madre di Laura si ammalò, lui, per impedirle di andarla a trovare, la picchiò dicendole di non osare uscire neanche di casa. Una volta provò a scappare, ma fu inutile, non passò nemmeno un giorno prima che la trovasse.

Dopo questa conversazione, torno da lei ogni giorno e lei racconta tutto della sua vita. Iniziamo a legare, qualche volta faccio anche da tramite tra lei e i suoi genitori, quando vogliono conversare.

In tutto quel tempo ho anche avuto modo di pensare. Per tutti noi, la casa è un luogo di conforto, un rifugio sicuro e di protezione, ma per questa donna è tutto il contrario.

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