Un salto nell'antica Roma
- vocealgrandis
- 7 mar 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 7 apr 2018
LE GEMELLE NASCOSTE
di Alice P. , Giorgia B., Tecla P.
Stavo uscendo di casa per recarmi al lavoro. Erano le sette di sera. Chiusi la porta e l'unica cosa che provai era il ribrezzo del luogo che mi circondava. Lungo la strada vidi la povertà nei volti della gente, che, accasciata al suolo, chiedeva elemosina, dormiva e si nutriva del poco cibo che le era rimasto.
Le uniche case presenti erano in rovina, la terra sotto i miei piedi era ricoperta di rifiuti e l'unico stralcio di natura era composto da poche e sfiorite piante. Il forte odore presente nell'aria era causato dall'acqua che ristagnava nelle strade.
Quando arrivai, mi recai nel retro per cambiarmi e vidi già delle mie colleghe vendere il proprio onore; ero consapevole del fatto che dopo sarebbe toccato a me.
Servendo alcuni tavoli, molti uomini mi fecero alcune proposte, ed io ne accettai solo quattro, inconsapevole a cosa stessi andando incontro, andai dal mio ultimo cliente. Le mie urla strazianti che chiedevano pietà furono soffocate da mani pesanti che mi immobilizzavano e da cui non riuscivo a liberarmi. Furono attimi eterni che mi segarono e per questo chiusi quel capitolo della mia vita.
Alcune settimane dopo scoprii di essere incinta e quello stesso giorno incontrai Martius, soldato e amico di mio padre, che aveva salvato la mia numerosa famiglia.
Ormai non riuscivo più a mantenere la mia famiglia e gli unici soldi che avevamo li guadagnava mio padre lavorando il terreno. Martius, consapevole della situazione economica, mi chiese la mano. Con i soldi che riceveva andando in guerra riusciva a sfamarci e a mantenerci, ma questo lo portava a stare molto lontano da casa.
Ormai era partito da sei mesi ed ero giunta alla fine della gravidanza nascosta. Nacquero due gemelle, Drauca e Drusa, che affidai ad Aelia, la mia sorella più fidata, che le tenne nascoste in casa dalla società.
Sono diciassette anni che non vedo crescere le mie figlie come vorrei, riesco raramente ad andarle a far loro visita. La gente pensa che io le abbia perse durante il parto, ma ora è giunto il momento di svelare la verità. Oggi Martius ritornerà a casa e, per questo, ho deciso di svelare a lui e alle mie figlie tutto ciò che ho sempre nascosto.
Cessate le mie parole, un silenzio assordante riempie la stanza, i loro volti non mi dicono niente, non conosco i pensieri che gli passano per la mente. Martius, rimasto sconvolto dall'accaduto, chiede spiegazioni, non capisce perché gliel'abbia tenuto nascosto per diciassette anni, nonostante lui avesse potuto crescerle come figlie sue.
Drauca e Drusa, entusiaste di far parte di una famiglia, sono dispiaciute per la situazione economica familiare.
Per recuperare il tempo perso, le due ragazze e Martius decidono di passare intere giornate insieme, lui le racconta com'era la vita da soldato e insegna loro alcune mosse di difesa.
Giorni dopo arriva il momento di ripartire. Drauca e Drusa, scoprendo che combattendo si ricavavano bottini, decidono di partire, di nascosto, per la guerra per cui era partito lui.
Mi sveglio e, non trovandole, vado in panico, corro in camera loro e trovo una lettera su cui c’è scritto: “Non preoccuparti mamma, a noi ci pensa Martius”.
Durante la guerra, Martius, riconoscendo le sue mosse in due soldati, si insospettisce. Pochi attimi dopo vede cadere al suolo due corpi e, avvicinandosi per scoprirgli i volti, capisce che si tratta di Drauca e Drusa.
Tutti i giorni guardo fuori dalla finestra, attendendo il loro ritorno e solo tre settimane dopo la partenza, in lontananza, vedo una figura: un uomo che cammina verso di me, straziato dal dolore.
Martius cade ai miei piedi e i suoi occhi pieni di lacrime parlano al posto suo.
Dopo un anno di lutto, io e Martius decidiamo di raccontare la storia delle nostre figlie che, per amore e coraggio, sono diventate un simbolo per Roma.
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